Pillole di Saggezza
Dinanzi all'altare arde una lampada
che annuncia la presenza reale del Cristo
sotto le specie eucaristiche.
Interroghiamola e diciamole:
"Che cosa dobbiamo fare per piacere a Dio?".
La lampada ci risponde e ci dice:
"Io ardo e ardendo do luce. Fa' anche tu di essere
un uomo di grande fede.
Sia la tua fede come la mia luce: viva, intensa, efficace.
Io nutro la mia fiamma con olio puro: anche tu devi nutrire la tua fede
con l'olio purissimo delle buone opere.
Guai a te se quest'olio venisse a mancare:
ti saresti simile alle Vergini stolte di cui parla il Vangelo".
La lampada continua e dice:
"Io ardo e ardendo dò calore; dà tu pure al Signore il calore
dell'amore tuo, l'affetto tuo sincero, costante".
Dice ancora:
"Io sto costantemente presso il Tabernacolo,
ardo giorno e notte e questa mia costanza
forma la mia caratteristica.
Sii anche tu costante nella fede e nelle virtù.
In questa risposta sta l'essenza della vita spirituale.
DON LUIGI MONZA
Quando siete tentati,
non fermatevi aspettando che la tentazione
prenda possesso del vostro cuore,
ma fate subito qualche cosa per liberarvene,
o per mezzo del lavoro,
o per mezzo della preghiera.
Se poi la tentazione continua,
fate il segno della Croce e dite:
"Maria, Aiuto dei Cristiani,
pregate per me".
Volete voi essere forti per combattere
contro il demonio e le sue tentazioni?
Amate la Chiesa,
venerate il Sommo Pontefice,
frequentate i Sacramenti,
fate sovente la visita a Gesù nei suoi tabernacoli,
siate molto devoti di Maria Santissima,
offritele il vostro cuore,
e allora supererete tutte le battaglie e
tutte le lusinghe del mondo.
SAN GIOVANNI BOSCOCome ci saremmo comportati
se avessimo potuto sceglierci la madre?
Credo che avremmo scelto quella che abbiamo,
ma l'avremmo colmata d'ogni grazia.
Così fece Gesù.
Essendo onnipotente, sapientissimo e l'Amore stesso,
il suo potere compì per intero tutto il suo volere.
Metti sul tuo tavolo di lavoro, nella stanza, nel tuo portafogli...,
un'immagine della Madonna, e rivolgile lo sguardo
quando cominci il tuo lavoro, mentre lo svolgi e
quando finisci.
Lei ti otterrà - te l'assicuro! - la forza per fare
della tua occupazione un dialogo amoroso con Dio.
JOSEMARÍA ESCRIVÁPENSIERI E RACCOMANDAZIONI
DI SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO:
"E' lo spirito di fede che ci fa
più o meno grandi gli occhi di Dio"
"Non tutte lavoriamo con lo stesso impegno
per la perfezione
e non tutte lavoriamo per Dio solo
e per il bene delle giovani".
"Stiamo attente a quello che facciamo
e a come lo facciamo;
domandiamoci spesso per chi lo facciamo".
"Stiamo attente all'intenzione
nel compiere il nostro dovere:
questo come cristiane e come religiose.
Ciascuna si metta alla presenza di Dio,
viva nella presenza di Dio e
faccia tutto e solo per fare
la volontà di Dio e dargli gusto"
"Verrà il momento in cui la croce
ti si farà più pesante, molto pesante,
ma allora sarà il momento di stringerla
al cuore e di promettere
fedeltà al Buon Dio"
"Ricordati che le spine sofferte per amor di Dio
si cambieranno in rose!
Dì sempre tutto alla Madonna: pene e consolazioni
e troverai una Madre infinitamente più cara
di quella che ti ha generato".
"Non bisogna rallegrarsi troppo,
né troppo rattristarsi
per nessuna cosa di questo mondo".
Un giorno un'insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po' di spazio sotto ogni nome.
Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla.
Ci volle tutto il resto dell'ora per finire il lavoro, ma all'uscita ciascuno degli studenti consegnò il suo foglio.
Quel sabato l'insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di
lui/lei.
Il lunedì successivo diede ad ogni studente la propria lista.
Poco dopo, l'intera classe stava sorridendo.
Davvero?' sentì sussurrare.
Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!' e 'Non pensavo di piacere tanto agl'altri erano le frasi più pronunciate.
Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la prof non seppe se i ragazzi l'avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva
importanza: l'esercizio era servito al suo scopo.
Gli studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti.
Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua insegnante partecipò al funerale.
Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento: sembrava così bello e così maturo... La chiesa era riempita dai suoi amici.
Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l'insegnante fu l'ultima a salutare la salma.
Mentre stava lì, uno dei soldati presenti le domandò 'Lei era l'insegnante di matematica di Mark?'. Lei annuì, dopo di ché lui le disse 'Mark parlava di lei spessissimo.
Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al rinfresco.
I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua insegnante.
Vogliamo mostrarle una cosa, disse il padre, estraendo un portafoglio dalla sua tasca.
Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso.
Pensiamo che possa riconoscerlo.
Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte.
L'insegnante seppe ancora prima di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni di classe di Mark
avevano scritto su di lui.
Grazie mille per averlo fatto, disse la madre di Mark.
Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro.
Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi.
Charli sorrise timidamente e disse:"Io ho ancora la mia lista.
E' nel primo cassetto della mia scrivania a casa."
La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell'album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario.
Poi Vicki, un'altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po' consumata, mostrandola al gruppo.
La porto sempre con me, penso che tutti l'abbiamo conservata.
In quel momento l'insegnante si sedette e pianse.
Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che non l'avrebbero più rivisto.
Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimentichiamo che la vita finirà un giorno o l'altro.
E non sappiamo quando accadrà.
Perciò dite alle persone che le amate e che vi importa di loro, che sono speciali e importanti.
Diteglielo prima che sia troppo tardi.
Ricorda, chi semina raccoglie.
Quello che metti nella vita degl'altri tornerà a riempire la tua...
Ho pianto,ho gridato.
ho chiesto aiuto,ho urlato.
Nessuno ha mai asciugato le mie lacrime,
nessuno,mai,ha raccolto le mie grida;
nessuno è corso in mio aiuto,forse
nessuno mi ha sentito urlare.
Solo Dio mi ha asciugato le lacrime,
ha raccolto le mie grida,
mi è corso in aiuto,
mi ha proibito di urlare e mi ha detto:
"Rafforza la tua fede e la tua speranza".Quando arriva un dolore, rifletti su cosa voglia da te.
L'amore eterno non manda nessuna sofferenza
solo per farti piangere.
Emanuel Geibel
Mi ami tu?
(Henry J.M. Nouwen, Nel nome di Gesù)
Prima di costituirlo pastore del suo gregge Gesù domandò a Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più degli altri?". Poi gli domandò una seconda volta: "Mi ami tu?", e una terza volta ripeté la stessa domanda: "Mi ami tu?". Anche noi dobbiamo porre questa domanda al centro del nostro ministero cristiano, perché è proprio essa che ci permette di essere da un lato inutili, e dall'altro veramente fiduciosi in noi stessi. Basta guardare Gesù. Il mondo non si curò minimamente di Lui, e Gesù fu crocifisso e sepolto. Il suo messaggio di amore fu rigettato da un mondo assetato di potere, efficienza e dominio. Ma ecco che Gesù risuscito, con le ferite nel suo corpo glorificato, appare ad alcuni amici che hanno occhi per vedere, orecchie per udire e cuore per comprendere. Questo Gesù rigettato, sconosciuto, ferito, chiede semplicemente: "Mi ami tu? Mi ami davvero?". Lui che si era preoccupato solo di annunciare l'amore incondizionato di Dio ha una sola domanda da fare: "Mi ami tu?". Gesù non chiede: "C'è molta gente che ti prende sul serio? Hai intenzione di compiere grandi cose? Hai già qualche risultato da farmi vedere?". Chiede invece: "Sei innamorato di Gesù?". Forse potremmo formulare la domanda anche in altro modo: "Conosci il Dio incarnato?". E' un cuore che non conosce sospetti, vendette, risentimenti, né tanto meno odi. E' un cuore che vuole solo dare amore ed essere ricambiato con amore. E' un cuore che soffre immensamente perché vede la grandezza del dolore umano e l'ostinazione a non fidarsi del cuore di un Dio che vuole offrire consolazione e speranza. Il leader cristiano del futuro è uno che conosce intimamente il cuore di Dio, diventato "cuore di carne" in Gesù. Conoscere il cuore di Dio significa annunciare e rivelare in modo coerente, radicale e quantomai concreto che Dio è amore, e solo amore, e che la paura, l'isolamento o la disperazione che possono tormentare l'anima umana sono prove che certamente non vengono da Dio. Tutto questo può sembrare molte evidente e forse banale, ma ben pochi sanno che Dio li ama senza condizioni e senza limiti. Questo amore incondizionato e illimitato è quello che l'evangelista Giovanni chiama il "primo" amore di Dio. "Amiamo Dio", egli dice, "perché Dio ci ha amati per primo"(1 Gv 4,19). L'amore che spesso ci lascia dubbiosi, delusi, arrabbiati e offesi è il "secondo" amore: e cioè accettazione, affetto, simpatia, incoraggiamento e sostegno dei genitori, insegnanti, coniugi, amici. E sappiamo tutti che è un amore quantomai, limitato, violato e fragile. Sotto le numerose espressioni di questo secondo amore si nasconde sempre la possibilità di rigetto, ritiro, castigo, ricatto, violenza e perfino odio. Molti film e drammi contemporanei ritraggono le ambiguità e ambivalenze delle relazioni umane, e non esistono amicizie, matrimoni, comunità in cui le tensioni e gli sforzi del secondo amore non si rivelino in tutta la loro gravità. Si direbbe anzi che gli aspetti piacevoli della vita di ogni giorno nascondano molte ferite aperte che si chiamano abbandono, tradimento, rigetto, rottura, perdita. Tutto questo è, per così dire, l'ombra inseparabile del secondo amore e rivela l'oscurità che non abbandona mai completamente il cuore umano.
L'essenza della buona novella sta proprio qui: nell'annuncio che il secondo amore è solo un pallido riflesso del primo amore, e che il primo amore ci viene offerto da un Dio in cui non ci sono ombre.
22 Febbraio 1931
"La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l'altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l'uno e l'altro pallido.
Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l'anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse:
«Dipingi un'immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero.
Prometto che l'anima, che venererà quest'immagine, non perirà.
Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell'ora della morte, la vittoria sui nemici.
Io stesso la difenderò come Mia propria gloria».
(Dal Diario di Santa Faustina Kowaska, numeri 48 e 49, Edizione LEV)
Una giovane ha lasciato questo breve scritto a sua madre:
"Quando pensavi che non stessi guardando,
hai appeso il mio primo disegno al frigorifero
e ho avuto voglia di continuare a stare a casa nostra per dipingere.
Quando pensavi che non stessi guardando,
hai dato da mangiare ad un gatto randagio
ed è allora che ho capito che è bene prendersi cura degli animali.
Quando pensavi che non stessi guardando,
hai cucinato apposta per me una torta di compleanno
e ho compreso che le piccole cose possono essere molto speciali.
Quando pensavi che non stessi guardando,
hai recitato una preghiera e io ho cominciato
a credere nell'esistenza di un Dio con cui si può sempre parlare.
Quando pensavi che non stessi guardando,
mi hai dato il bacio della buonanotte e ho capito che mi volevi bene.
Quando pensavi che non stessi guardando,
ho visto le lacrime scorrere dai tuoi occhi e ho imparato che,
a volte, le cose fanno male ma che piangere fa bene.
Quando pensavi che non stessi guardando,
hai sorriso e ho avuto voglia di essere gentile come te.
Quando pensavi che non stessi guardando,
ti sei preoccupata per me e ho avuto voglia di diventare me stesso.
Quando pensavi che non stessi guardando,
io guardavo e ho voluto dirti grazie per tutte quelle cose che hai fatto,
quando pensavi che non stessi guardando".
L'AMORE
Un giorno un uomo si recò da un vecchio saggio per chiedergli consiglio... Disse che non amava più la sua sposa e che pensava di separarsi da lei...
Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi, e disse solamente una parola:
"Amala" e tacque.
"Ma io non provo più nulla per lei"
"Amala", ripeté il saggio.
Di fronte allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio, il vecchio saggio aggiunse:
"Amare è una decisione, non solo un sentimento,
amare è dedicarsi ed offrirsi,
amare è un verbo e il frutto di questa azione è l'amore.
L'amore è simile al lavoro di un giardiniere:
egli strappa ciò che fa male, prepara il terreno,
coltiva, innaffia e cura con pazienza.
Affronta periodi di siccità, grandine, temporale, alluvione,
ma non abbandona mai il suo giardino.
Ama la tua compagna, accettala, valorizzala, rispettala, dalle affetto e tenerezza, ammirala e comprendila.
Questo è tutto; amala...
La vita senza amore potrebbe avere queste conseguenze:
L'intelligenza senza amore ti renderebbe insensibile.
La giustizia senza amore ti renderebbe ipocrita.
Il successo senza amore ti renderebbe arrogante.
La ricchezza senza amore ti renderebbe avaro.
La docilità senza amore ti renderebbe servile.
La bellezza senza amore ti renderebbe superbo.
L'autorità senza amore ti renderebbe tiranno.
Il lavoro senza amore ti renderebbe schiavo.
La preghiera senza amore ti renderebbe arido.
La fede senza amore ti renderebbe fanatico.
La croce senza amore si convertirebbe in tortura.
La vita senza amore non avrebbe alcun senso."
Nella vita l'amore è tutto...
( da un racconto proveniente dal Venezuela )Il risveglio del piccolo fiore.
Ero un fiore appena sbocciato e nel mio risveglio mi son ritrovata in un grande giardino circondata di tanti miei fratelli..
era un dolce mattino appena sveglia vidi attorno a me una grande Luce era l' Amore Divino che mi avvolgeva nel Suo Calore fu così che il mio cuore riprese a battere...capii che stavo risvegliandomi a nuova vita che ricominciavo ad aprirmi a rigermogliar....sorridevo alla Vita.
Mi accorsi di aver sete...
subito le mie foglie furono bagnate
mi sentii fresca .rinascere..
fui accolta da due semplici margherite:
mi sollevarono
mi purificarono
mi immersero in una veste bianca trasparente mi deposero tra loro....
sorridenti mi diedero il benvenuto..
ora fai parte della ns. Ghirlanda.
oh amabili e tenere Margherite che emanate il vs. semplice profumo date a me una goccia del vs. amore ...
ho lasciato laggiù un odore sgradevole
fa che io scenda come pioggiarellina a portar un nuovo odor è cancellar la disperazione il dolore con il profumo della Speranza, consolazione, rassegnazione....ch'io mi posi delicatamente per rinfrescar le carni gementi.
Chini erano le teste di questi miei fratelli..
le loro corolle presero a luccicar...
vidi una mano tesa ...mi raccolse con tanta tenerezza ..divenni nelle Sue mani una preziosa Margheritina.
mi accarezzò mi disse...
...Io ti proteggerò..abbi fede in Me....
poi una voce umile mi sussurrò:...
Io ti amerò in Me troverai sempre il Calore del Grembo Materno....
ti cullerò ....
....sorrisi ai Miei nuovi Genitori...
è stretta a Loro m'addormentai
aspettando il nuovo dì...
come Semplice margherita.
Così scrive una tredicenne nel suo diario personale.
Il mio papà dice che sono enormemente magnifica.
Io mi chiedo se lo sono davvero.
Per essere enormemente magnifica...
Sara dice che bisogna avere bellissimi, lunghi capelli ricci come i suoi.
Io non li ho.
Per essere enormemente magnifica...
Gianni dice che bisogna avere denti bianchi e perfettamente dritti come i suoi.
Io non li ho.
Per essere enormemente magnifica...
Jessica dice che non devi avere quelle piccole macchie marroni sulla faccia che si chiamano lentiggini.
Io le ho.
Per essere enormemente magnifica...
Marco dice che bisogna essere la più intelligente della classe.
Io non lo sono.
Per essere enormemente magnifica...
Stefano dice che bisogna saper dire le battute più buffe della scuola.
Io non lo so fare.
Per essere enormemente magnifica...
Laura dice che bisogna vivere nel quartiere più carino della città e nella casa più graziosa.
Io non lo faccio.
Per essere enormemente magnifica...
Mattia dice che bisogna indossare solo i vestiti più carini e le scarpe più alla moda.
Io non li indosso.
Per essere enormemente magnifica...
Samantha dice che bisogna provenire da una famiglia perfetta.
Non è il mio caso.
Ma ogni sera, quand'è ora di dormire, papà mi abbraccia forte e dice:
«Tu sei enormemente magnifica e io ti voglio bene!».
Papà deve sapere qualcosa che i miei amici non sanno....
Anche Dio, in ogni istante, ti abbraccia forte e dice
"Tu sei enormemente magnifica/o e io ti voglio bene!"..
Dio deve sapere qualcosa di te che gli altri non sanno.
ROSARIO PREGHIERA MONOTONA?
Ho sentito dire che il Rosario è una preghiera monotona. Ascolta, a questo proposito, ciò che racconta un parroco. Una ragazza si presentò a lui dopo la predica e gli disse: "Voi non fate che ripetere le stesse parole nel Rosario, e chi ripete sempre le stesse parole è noioso e forse non vero. Non crederei mai ad una simile persona."
Il parroco le chiese chi fosse il giovane che l'accompagnava. La ragazza rispose che era il suo fidanzato.
"Ti vuol bene?".
"Certamente!", rispose lei
"E come lo sai?"
"Me lo ha detto."
"Che cosa ti ha detto?"
"Quando te lo ha detto?", continuò il parroco.
"Me lo ha ripetuto un'ora fa."
"Te lo aveva detto anche prima?"
"Sì, ieri sera."
"Che cosa ti disse?"
"Io ti amo."
"E altre volte?" "Tutte le sere."
"Non gli credere. Non è sincero. Non fa che ripetersi."
Le tre sorelle
C'erano una volta, e ci sono ancora, tre sorelle.
La prima stava sempre in chiesa a pregare. Per tutti. Perché, diceva, le preghiere non sono mai abbastanza.
In parrocchia era onnipresente; lei curava il catechismo e l'animazione liturgica. Se avesse potuto, forse avrebbe anche celebrato.
Sapeva trasmettere agli altri la sua incrollabile fiducia in Dio e nella sua bontà.
Non era mai triste o preoccupata. Sapeva che Lui avrebbe aggiustato ogni cosa.
La seconda invece era sempre in movimento. Aiutava gli altri, instancabile. Dovunque qualcuno soffriva lei era sempre lì per soccorrerlo. Aveva imparato a curare molte malattie. Ma spesso era la sua sola presenza operosa a guarire.
Anche lei andava in chiesa, ma si fermava solo per poco.
C'era tanto da fare e non voleva sottrarre tempo ai suoi poveri. Sentiva che quello era il suo modo per glorificare Dio, ponendosi al servizio delle creature più bisognose. E poi, comunque c'era sempre sua sorella a pregare per tutti.
La più piccola si chiamava Speranza. A volte si fermava con Fede a pregare, altre volte aiutava Carità nel suo giro. Ma spesso era triste e, di nascosto, piangeva.
Le sue sorelle servivano continuamente Dio. L'una con le preghiere, l'altra con le opere. Lei invece si sentiva inutile. Non aveva un ruolo preciso e credeva di non poter amare come loro.
Quel giorno davanti al portone della chiesa era seduto un uomo che piangeva, disperato.
Passò Fede e cercò di consolare la sua pena parlandogli della bontà divina. L'uomo entrò in chiesa e pregò a lungo insieme a lei. Ne usci rincuorato, ma in fondo al suo cuore la sua pena non era svanita.
Non aveva più niente, nessuno da amare. Si sentiva inutile.
Camminò a lungo, senza una meta, chiedendo a Dio di guidare i suoi stanchi passi, di mostrargli lo scopo della sua vita. Cadde stremato dalla fatica e dalla fame.
Passò Carità e lo raccolse, offrendogli un pasto caldo ed un posto per dormire.
Si addormentò subito, finalmente su un letto vero.
In sogno vide un sentiero ripido, tortuoso che portava verso la cima di un monte. Non riusciva a vederla, ma sentiva che emanava una forte luce, come se il sole si fosse divertito a nascondersi dietro al monte.
Tanti cercavano di percorrere il sentiero, ma solo pochi si spingevano fino alla cima. Alcuni si fermavano a metà strada, incerti se proseguire. Erano pieni di lividi per le tante cadute e spesso, sconsolati, si volgevano indietro.
Ai piedi del monte c'era Fede che indicava la cima ad alcune persone assorte in preghiera. Chiedevano la forza per salire.
L'uomo comprese chi c'era su quel monte.
Era seduto sul bordo della strada, chiedendosi se continuare quella scalata apparentemente impossibile.
Attorno a lui c'era tanta gente che piangeva e si lamentava. Alcuni erano a terra, ormai esausti, pieni di lividi, incapaci di proseguire il cammino.
E Carità era accanto a loro per curare le loro membra stanche.
L'uomo si guardò intorno. Sul sentiero adesso c'era solo un vecchio barcollante, incapace di stare in piedi. C'era anche una bambina che cercava di sorreggerlo, di aiutarlo. Piangeva perché il peso era troppo grande per lei.
Il suo compito era portarlo fino in cima. Si disperava, impotente.
L'uomo vide il suo sforzo sovrumano e provò ammirazione per quella bimba così testarda.
Istintivamente si alzò e corse per aiutarla.
Afferrò il vecchio sottobraccio e subito i suoi muscoli si gonfiarono per lo sforzo. Sembrava troppo pesante anche per lui, ma non si arrese.
Per la prima volta nella sua vita era felice di poter essere utile a qualcuno.
Riprovò a spingere, aiutato dalla piccola, e finalmente il vecchio si mosse. Lentamente cominciarono a salire. Passo dopo passo il peso sembrava diminuire. Quando raggiunsero la cima, l'uomo ormai esausto, si pose a sedere.
Il vecchio si voltò verso di lui, come per ringraziarlo.
Aveva il suo stesso volto, consumato dagli anni e dalla disperazione.
L'uomo provò un brivido di terrore, vedendosi come in uno specchio distorto.
Comprese subito l'arcano messaggio. Quel peso immane era la sua vita senza senso, i suoi peccati.
La bambina gli fece un cenno e scese di nuovo. La seguì; non era più stanco.
Al mattino la piccola Speranza svegliò l'uomo col suo dolce sorriso.
Lui la riconobbe subito e la prese per mano.
Anche lei aveva fatto quel sogno. Non si sentiva più inutile. Aveva capito.
Le sue sorelle indicavano la meta, aiutando chi si perdeva per strada.
Ma solo lei poteva salire.
Insieme, mano nella mano, andarono a cercare il senso delle loro vite.
Ai piedi del monte c'era tanta gente che aspettava e solo lei, solo loro potevano aiutarli ad arrivare in cima. E loro sapevano chi c'era su quel monte.
(Gianni Capotorto)
Una notte ho sognato che sul corso principale
era stata aperta una nuova bottega,
con l'insegna: Doni di Dio.
Entrai e vidi un angelo dietro al banco.
Meravigliato chiesi. Che vendi angelo bello?
Mi rispose: "Ogni ben di Dio!"
"Fai pagare caro?"
"No, i doni di Dio sono tutti gratuiti."
Contemplai il grande scaffale con le anfore d'Amore;
flaconi di Fede; pacchi di Speranza;
scatole di Salvezza... e così via.
Mi feci coraggio e poiché avevo un immenso bisogno
di tutta quella mercanzia, chiesi all'angelo:
"dammi un bel po' d'Amore di Dio, tutto il Perdono,
un cartoccio di Fede e Salvezza quanto basta!"
L'angelo gentile mi preparò tutto sul bancone.
Ma quale non fu la mia meraviglia,
vedendo che di tutti i doni che avevo chiesto
l'angelo mi aveva fatto un piccolissimo pacco,
grande come il mio cuore.
Esclamai:
"Possibile? Tutto qui?"
Allora l'angelo solenne mi spiegò :
"eh si, mio caro,
nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi,
ma soltanto piccoli semi da coltivare...."
Un giorno è stato chiesto ad un Padre del deserto :
" Chi è per voi un Santo ?" Lui rispose:
" Il Santo è un peccatore che non si è mai arreso, che non ha mai smesso di combattere".
Non arrendiamoci mai e combattiamo per diventare santi.
Ciao Lo sai che si può telefonare anche a Dio?
Però......Controlla che il prefisso sia giusto.Non comporre il numero senza pensarci bene per non rischiare una telefonata a vuoto.
Non irritarti quando senti il segnale di "occupato". Attendi e riprova. Sei certo di aver composto il numero giusto?
Ricorda che la telefonata a Dio non è un monologo. Non parlare continuamente tu, ma ascolta che cosa ha da dirti Lui.
In caso di interruzionecontrolla se non sei stato tu stesso ad interrompere il collegamento.
Non abituarti a chiamare Dio unicamente in casi di emergenza, scegliendo solo il numero del pronto intervento.
Non telefonare a Dio soltanto nelle ore a tariffaridotta, ossia prevalentemente di Domenica. Anche nei giorni feriali dovrebbe esserti possibile una breve chiamata a intervalli regolari.
Ricordati sempre che le telefonate con Dio non hanno scatti.
Una donna mentre usciva di casa, vide tre vecchi con una lunga barba bianca seduti davanti al suo cortile. Non li conosceva e disse: "Non credo di conoscervi, ma dovete aver fame. Entrate, vi prego, a mangiare qualcosa:" essi chiesero. "No" ella disse "è fuori". risposero.
"E' in casa il vostro uomo?"
"Allora non possiamo entrare"
La sera, quando suo marito rientrò, gli raccontò cosa era accaduto.
"Vai a dir loro che sono in casa ed invitali ad entrare".
La donna uscì e li invitò ad entrare. "Noi non entriamo tutti insieme in una casa" risposero
"Perché mai?"
Uno dei vecchi spiegò: "Il suo nome è Ricchezza" indicando uno dei suoi amici. Poi indicandone un altro disse: "Egli è il Successo ed io sono l'Amore" Poi aggiunse : "Ora entra in casa e discuti con tuo marito chi di noi tu vuoi che entri".
La donna rientrò in casa e riferì a suo marito tutto quello che le era stato detto; egli ne fu felicissimo e disse: "Che gioia! Se le cose stanno così, allora invitiamo la Ricchezza che entri e riempia la nostra casa di ricchezze."
Sua moglie disapprovò: "Mio caro, perché non invitiamo il Successo?"
La loro nuora stava ascoltando in un altro angolo della casa, scese giù e suggerì: "Non sarebbe meglio invitare l'Amore? La nostra casa sarebbe colma d'amore!"
Il marito disse a sua moglie: "Diamo ascolto ai consigli della nostra nuora, invitiamo l'Amore come nostro ospite".
La donna uscì fuori e domandò ai tre vecchi : "Quali di voi è l'Amore? Vi prego entrate e siate nostro ospite."
L'Amore si alzò e si diresse verso la casa, ma anche gli altri due lo seguirono. Sorpresa, la signora chiese alla Ricchezza e al Successo: "Io ho invitato soltanto l'Amore, perché entrate anche voi?"
I vecchi uomini risposero:
"Se tu avessi invitato la Ricchezza o il Successo, noi due saremmo rimasti fuori, ma poiché tu hai invitato l'Amore, ovunque egli vada noi lo seguiremo. Dove c'è Amore c'è anche ricchezza e Successo!"
Un uomo si recò un giorno dal barbiere per tagliarsi i capelli e rifilarsi la barba.
Come sempre succede in questi casi,
si parlava di molteplici cose con le persone presenti e con il barbiere,
temi e argomenti della più svariata natura.
All'improvviso si toccò il tema di Dio.
Il barbiere disse:
"Sappia che io non credo affatto all'esistenza di Dio, come lei afferma!"
"Ma perché mi dice questo?" domandò il cliente.
"Perché? È semplicissimo!
Basta uscire per strada per accorgersi che Dio non esiste!
O... mi dica: se Dio veramente esistesse, ci sarebbero tanti malati?
Ci sarebbero bambini abbandonati?
E la sofferenza?
E il dolore che pervade l'umanità?
Io non posso pensare che esista un Dio che permetta tutte queste cose!"
Il cliente rimase per un attimo senza parole.
Decise infine di non rispondere per evitare la discussione.
Il barbiere finì il suo lavoro ed il cliente uscì dal negozio.
Appena sulla strada, incontrò un uomo con la barba e i capelli lunghi ed incolti.
Apparentemente era da molto tempo che non se li tagliava e
si vedeva chiaramente che la sua persona era molto disordinata e trasandata.
Ritornò allora di corsa nel negozio del barbiere esclamando:
"Sa cosa le dico? I barbieri non esistono!"
"Come non esistono?", replicò il barbiere,
"ma io sono qui e sono barbiere!"
"No!", continuò il cliente,
"non esistono, perché se esistessero non ci sarebbero persone coi capelli e la barba tanto lunga
e incolta come quella di quell'uomo che c'è fuori dal suo negozio, sulla strada!"
"Eh no! I barbieri esistono,
è solo che quelle persone non vengono da me!"
"Infatti, proprio questo è il punto!
Dio esiste, solo che non tutte le persone lo cercano e vanno verso di lui;
forse perché ancora non lo conoscono,
forse perché non credono,
o forse perchè credono ma non si fidano totalmente:
ecco il motivo di tanta infelicità e tanta miseria!"
Un giorno venne ricoverato in un reparto di terapia intensiva un paziente di nome Carlo.
Era un uomo grande e grosso affetto da cancro alle ossa.
Sebbene avesse molti dolori si lamentava raramente.
La moglie lo seguiva con immenso amore e faceva in modo che ricevesse il miglior trattamento possibile.
Dopo essere stato ricoverato diverse volte per la chemioterapia,
Le energie di Carlo si erano esaurite.
L'ultima volta che venne ricoverato soffriva così tanto che era difficile prendersi cura di lui,
perché anche I medici sapevano bene che non c'era più molto da fare.
Era ormai in fase terminale e il suo dolore era così intenso che nessuna medicina bastava più a calmarlo.
Sua moglie riusciva a malapena a passare qualche minuto sola con lui.
Una notte, verso la fine del turno,
L'infermiera fece un ultimo giro per il reparto e andò a dare un'occhiata anche a Carlo.
Aprì piano la porta della sua camera per non svegliarlo.
Uno spiraglio di luce entrò dal corridoio e illuminò la camera come chiaro di luna.
L'infermiera guardò verso il letto e non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.
Carlo era steso sulla schiena,
Nella posizione che era più scomoda e dolorosa per lui.
Stesa vicino a lui c'era sua moglie che gli teneva la testa appoggiata sulla spalla,
Rannicchiata al suo fianco come un piccolo cerbiatto vicino alla madre.
Dormiva così profondamente che si sentiva il respiro uscirle dalla bocca con un sibilo leggero.
L'infermiera rimase in piedi sulla porta sentendosi un'intrusa.
Quando fece per andarsene Carlo aprì gli occhi e rise come se volesse dire: «Va tutto bene»
Una felicità vera, ma fragile:
"Perché sei così felice?" disse la donna.
"Perché tu sei qui, al mio fianco" rispose l'uomo.
Una felicità vera ed eterna:
"Perché sei così felice?" disse Dio.
"Perché tu sei qui, al mio fianco" rispose l'uomo.
Non dimenticherò mai il giorni in cui, camminando per una strada di Londra, vidi un uomo seduto, che sembrava terribilmente solo.
Andai verso di lui, gli presi la mano e la strinsi. Lui allora esclamò:
"dopo tanto tempo, sento finalmente il calore di una mano umana".
Il suo viso s'illuminò. Sentiva che c'era qualcuno che teneva a lui.
Capii che un'azione così piccola poteva dare tanta gioia.
--------
Oggi la gente è affamata d'amore,
e l'amore è la sola risposta
alla solitudine e alla grande povertà.
In alcuni paesi non c'è fame di pane,
la gente soffre invece di terribile solitudine,
terribile disperazione, terribile odio,
perché si sente indesiderata,
derelitta e senza speranza.
ha dimenticato come si fa a sorridere.
ha dimenticato la bellezza del tocco umano.
ha dimenticato cos'è l'amore degli uomini.
Ha bisogno di qualcuno che
la capisca e la rispetti.
- Madre Teresa di Calcutta -
Il grillo e la moneta
Un saggio indiano aveva un caro amico che abitava a Milano. Si erano conosciuti in India, dove l'italiano era andato con la famiglia per fare un viaggio turistico. L'indiano aveva fatto da guida agli italiani, portandoli a esplorare gli angoli più caratteristici della sua patria.
Riconoscente, l'amico milanese aveva invitato l'indiano a casa sua. Voleva ricambiare il favore e fargli conoscere la sua città. L'indiano era molto restio a partire, ma poi cedette all'insistenza dell'amico italiano e un bel giorno sbarcò da un aereo alla Malpensa.
Il giorno dopo, il milanese e l'indiano passeggiavano per il centro della città. L'indiano, con il suo viso color cioccolato, la barba nera e il turbante giallo attirava gli sguardi dei passanti e il milanese camminava tutto fiero d'avere un amico così esotico.
Ad un tratto, in piazza San Babila, l'indiano si fermò e disse: "Senti anche tu quel che sento io? ".
Il milanese, un po' sconcertato, tese le orecchie più che poteva, ma ammise di non sentire nient'altro che il gran rumore del traffico cittadino.
"Qui vicino c'è un grillo che canta", continuò, sicuro di sé, l'indiano.
"Ti sbagli", replicò il milanese "io sento solo il chiasso della città. E poi, figurati ......se ci sono grilli da queste parti".
"Non mi sbaglio. Sento il canto di un grillo", ribatté l'indiano e decisamente si mise a cercare tra le foglie di alcuni alberelli striminziti. Dopo un po' indicò all'amico che lo osservava scettico un piccolo insetto, uno splendido grillo canterino che si rintanava
brontolando contro i disturbatori del suo concerto.
"Hai visto che c'era un grillo? ", disse l'indiano.
"È vero", ammise il milanese. "Voi indiani avete l'udito molto più acuto di noi bianchi... ".
"Questa volta ti sbagli tu", sorrise il saggio indiano. "Stai attento... ".
L'indiano tirò fuori dalla tasca una monetina e facendo finta di niente la lasciò cadere sul marciapiede.
Immediatamente quattro o cinque persone si voltarono a guardare.
"Hai visto? ", spiegò l'indiano. "Questa monetina ha fatto un tintinnio più esile e fievole del trillare del grillo. Eppure hai notato quanti bianchi lo hanno udito? ".
Un giorno, un padre di famiglia molto ricco, portò suo figlio in campagna, per mostrargli come vivevano le persone povere.
Così trascorsero qualche notte presso un fattore, che era considerato molto povero.
Al loro ritorno, il padre domandò a suo figlio di raccontargli come aveva trovato il suo soggiorno fra la povera gente.
Il ragazzo rispose:
Noi abbiamo un cane, loro ne hanno quattro.
Noi abbiam una grande piscina, loro hanno un fiume senza fine ...
Noi abbiamo delle lampade per illuminare nostro giardino, loro la notte hanno le luci delle stelle...
Noi abbiamo una superba veduta fino alla fine del nostro grandissimo giardino, loro hanno tutto l'orizzone .
Noi abbiamo un bel pezzo di terra per vivere, loro hanno dei campi che vanno molto più lontano.
Noi abbiamo dei servitori, loro servono gli altri... Noi dobbiamo acquistare il nostro cibo, loro lo producono.. Noi abbiamo dei muri sui nostri territori per proteggerci, loro hanno degli amici che li proteggono..
A queste parole il padre rimase sbalordito...
E il ragazzo aggiunse ancora:
Grazie di avermi mostrato, in definitiva
come NOI siamo poveri..
Morale di questa piccola storia.
Vivete felici con quello che possedete, e non vi preoccupate per quello che non avete
Ecco amici miei.
Qualche volta è utile vedere le cose da un altro punto di vista
Kirk Kilgour
Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale.
A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un'ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo.
Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza.
L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato.
Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore.
Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.
L'uomo nell'altro letto cominci? a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza.
Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva.
Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembr? appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto.
Essa si affacciava su un muro bianco.
L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle così meravigliose al di fuori da quella finestra.
L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro.
Forse, voleva farle coraggio disse.
Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione.
Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
L'oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.
Kirk Kilgour
Mauro proveniva da una buona famiglia, con genitori amorevoli, due fratelli e una sorella, che avevano successo nella vita scolastica e sociale. Vivevano in un bel quartiere e Mauro aveva tutto quello che un ragazzino può desiderare. Ma alle elementari, Mauro fu subito etichettato come soggetto «speciale». Nelle medie era il «disadattato piantagrane». Alle scuole superiori cominciò a inanellare espulsioni e voti disastrosi. Una domenica, un insegnante incrociò la famiglia e disse:
«Mauro sta facendo molto bene in questo periodo. Siamo molto soddisfatti di lui».
«Forse ci state confondendo con un'altra famiglia...» disse il padre.
«Il nostro Mauro non ne azzecca mai una. Siamo molto imbarazzati e non sappiamo capire perché».
Mentre l'insegnante se ne andava, la madre osservò:
«Però, a pensarci bene, Mauro non si è cacciato nei guai nell'ultimo mese.
Inoltre è sempre andato a scuola presto e si è sempre fermato più del necessario.
Che cosa starà succedendo?».
Alla consegna della prima pagella, i genitori di Mauro si aspettavano voti bassi e note insoddisfacenti sul comportamento.
Invece sulla pagella c'erano voti più che sufficienti e una menzione speciale in condotta.
Mamma e papà erano sconcertati.
«A chi ti sei seduto vicino, per avere questi voti?» chiese papà con sarcasmo.
«Ho fatto tutto da solo» rispose umilmente Mauro.
Perplessi e non completamente convinti, i genitori di Mauro lo riportarono a scuola per parlare con il preside.
Egli assicurò loro che Mauro stava andando molto bene.
«Abbiamo una nuova insegnante di sostegno, e sembra che lei abbia una particolare influenza su Mauro» disse.
«Penso che dovreste conoscerla».
Quando il trio si avvicinò, la donna aveva il capo abbassato.
Le ci volle un istante per accorgersi che aveva visite.
Quando lo capì, si alzò in piedi e iniziò a gesticolare con le mani.
«Cos'è questo?» chiese indignato il padre di Mauro.
«Linguaggio dei segni? Questa donna è sordomuta! ».
«Ecco perché è così straordinaria» disse Mauro, mettendosi in mezzo.
«Lei fa molto di più, papà. Lei sa ascoltare! » .
Cellulari, chat, email, tutto sembra favorire la comunicazione tra le persone.
Eppure si possono scambiare tante parole e tanti messaggini con molte persone e sentirsi profondamente soli. Se non c'è nessuno che ti "ascolta veramente" a che servono tante parole?
Ascoltare veramente è saper amare...
Kirk Kilgour
Una ragazza stava aspettando il suo volo nella sala d'attesa dell'aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo decise di comprare un libro da leggere; acquistò anche un pacchetto di biscotti.
Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla, accanto a lei c'era un signore che leggeva il giornale. Iniziò a leggere il suo libro e quando prese il primo biscotto anche il signore ne prese uno: lei si sentì stupita e irritata, ma continuò a leggere il suo libro, pensando "Ma tu guarda questo maleducato, se solo avessi un po' più di coraggio gli direi il fatto suo!".
Così, ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto con perfetta disinvoltura ne prendeva uno anche lui. Continuarono così finché rimase un solo biscotto e la ragazza pensò:
"Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!".
L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà.
"Questo è troppo" penso lei e sbuffò indignata, prese le sue cose e se ne andò.
Quando si sentì un po' meglio e la rabbia fu sbollita, si sedette da un'altra parte e ripose il libro nella borsa... accorgendosi che il suo pacchetto di biscotti era ancora lì tutto intero! Sentì tanta vergogna e comprese che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel signore che aveva diviso con lei i biscotti senza indignarsi, mentre lei si era sentita offesa e ferita nell'orgoglio...
Morale
Quante volte in vita nostra avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo?
Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di giudicare male le persone GUARDIAMO ATTENTAMENTE le cose; spesso non sono come sembrano!
Ci sono cose nella vita che non si recuperano, tra queste:
una pietra dopo averla lanciata
una parola dopo averla detta
un'opportunità dopo averla persa
il tempo dopo che è trascorso
l'amore dopo che si è rovinato
Kirk Kilgour
C'era una volta un' isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere... così come tutti gli altri, incluso l' Amore.
Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l' isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono, solo l' Amore volle aspettare fino all'ultimo momento. Quando l' isola fu sul punto di sprofondare, l' Amore decise di chiedere aiuto.
La Ricchezza passò vicino all' Amore su una barca lussuosissima e l' Amore le disse: " Ricchezza, mi puoi portare con te? "Non posso c'é molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te."
L' Amore allora decise di chiedere all' Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello, " Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?", "Non ti posso aiutare, Amore..." rispose l' Orgoglio, "qui é tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca".
Allora l' Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto " Tristezza ti prego, lasciami venire con te", "Oh Amore" rispose la Tristezza, "sono così triste che ho bisogno di stare da sola".
Anche il Buon Umore passò di fianco all' Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando.
All'improvviso una voce disse: "Vieni Amore, ti prendo con me". Era un vecchio che aveva parlato.
L' Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò.
L' Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: " Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato? "E' stato il Tempo" rispose il Sapere.
"Il Tempo?" si interrogò l' Amore, "Perché mai il Tempo mi ha aiutato?". Il Sapere pieno di saggezza rispose:
"Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l' Amore sia importante nella vita".
Kirk Kilgour
Un giorno, il cavallo di un contadino cadde in un pozzo. Non riportò alcuna ferita, ma non poteva uscire da lì con le sue proprie forze.
Per molte ore l'animale nitrì fortemente, disperato, mentre il contadino pensava a cosa avrebbe potuto fare.
Finalmente, il contadino prese una decisione crudele: pensò che il cavallo era già molto vecchio e non serviva più a niente, e anche il pozzo ormai era secco ed aveva bisogno di essere chiuso in qualche maniera.
Così non valeva la pena sprecare energie per tirar fuori il cavallo dal pozzo. Allora chiamò i suoi vicini perchè lo aiutassero a interrare vivo il cavallo.
Ciascuno di essi prese una pala e cominciò a gettare della terra dentro il pozzo.
Il cavallo non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo, e pianse disperatamente.
Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero gettato molte palate di terra, il cavallo si calmò.
Il contadino guardò in fondo al pozzo e con sorpresa vide che ad ogni palata di terra che cadeva sopra la schiena, il cavallo la scuoteva, salendo sopra la stessa terra che cadeva ai suoi piedi.
Così, in poco tempo, tutti videro come il cavallo riuscì ad arrivare alla bocca del pozzo, passare sopra il bordo e uscire da lì, trottando felice.
La vita ti getta addosso molta terra, tutti i tipi di terra. Soprattutto se tu sei già dentro un pozzo
Il segreto per uscire dal pozzo è scrollarsi la terra che portiamo sulle spalle e salire sopra di essa.
Ciascuno dei nostri problemi è un gradino che ci conduce alla cima. Possiamo uscire dai buchi più profondi se non ci daremo per vinti. Adoperiamo la terra che ci tirano per fare un passo verso l'alto!
Ricordati delle 5 regole per essere felice:
1 - Libera il cuore dall'odio.
2 - Libera la mente dalle eccessive preoccupazioni.
3 - Semplifica la tua vita.
4 - Dà in misura maggiore e coltiva meno aspettative.
5 - Ama di più e....accetta la terra che ti tirano, poichè essa può essere la soluzione e non il problema.
CHE DOMANI SIA UN GIORNO MIGLIORE DI OGGI!
Kirk Kilgour
Una donna stava innaffiando il giardino della sua casa quando vide tre vecchietti con i loro anni di esperienza che stavano di fronte al suo giardino. Ella non li conosceva e disse:'Non mi sembra di conoscervi, ma dovrete essere affamati. Vi prego, entrate in casa così che mangiate qualcosa.' Essi domandarono: 'Non c'è l'uomo di casa?' - 'No,' rispose lei, 'non è in casa'. - 'In tal caso, non possiamo entrare' dissero. All'imbrunire, quando il marito rincasò, ella gli raccontò tutto ciò che le era capitato. - 'Allora, di' loro che son rientrato e, dunque, invitali pure ad entrare!'La donna uscì per invitare i tre uomini a casa. - 'Non possiamo entrare tutti e tre insieme in una casa', spiegaronoi vecchietti. - 'Perché?', volle sapere lei. Uno degli uomini indicò uno dei suoi amici e spiegò: 'Il suo nome è Ricchezza'. Subito dopo indicò l'altro. 'Il suo nome è Successo' 'ed io mi chiamo Amore.' 'Adesso va' dentro e decidi con tuo marito quale di noi tre desiderate invitare a casa vostra.'
La donna entrò in casa e raccontò a suo marito tutto ciò che i tre uomini le avevano detto. Lui si rallegrò e disse: 'Che bello!'. 'Se è così, allora invitiamo Ricchezza,' 'che venga, e riempia la nostra casa!' Sua moglie non era d'accordo: 'Caro, perché non invitiamo Successo?'
La figlia della coppia stava ascoltando dall'altra parte della casa ed entrò di corsa. 'Non sarebbe meglio far entrare Amore?' 'Così la nostra famiglia sarebbe piena di amore:' 'Prendiamo in considerazione il consiglio di nostra figlia', disse il marito alla moglie. 'Va' fuori ed invita Amore perché sia nostro ospite.' La moglie uscì e chiese loro: Chi di voi è Amore?' 'Che venga, per favore, e sia il nostro invitato. Amore si sedette sulla sua sedia e cominciò ad avanzare in direzione della casa. Anche gli altri due si alzarono e lo seguirono. Alquanto sorpresa, la signora chiese a Ricchezza e a Successo: 'Io ho invitato solo Amore: perché venite anche voi?' I tre replicarono insieme: - 'Se avessi invitato Ricchezza o Successo gli altri due sarebbero rimasti fuori, ma giacché hai invitato Amore, laddove egli vada, noi andiamo con lui.' Laddove c'è amore, c'è anche ricchezza e successo.
Kirk Kilgour
C'era una volta un re, che aveva scelto come suo consigliere personale un vecchio saggio, molto saggio, che tuttavia per i suoi detrattori aveva un grosso difetto: qualunque cosa succedesse, ripeteva : "tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene..., tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene. Il re sopportava comunque questo suo difetto, perché dai suoi consigli e dalla sua saggezza ricavava sempre grandi vantaggi; per questo motivo, non appena il sovrano usciva dalla reggia, il vecchio saggio seguiva il re ovunque andasse, ma proprio ovunque.
In un giorno di gran pioggia il re si recò dal barbiere, e terminate le operazioni di pulizia del volto, il ragazzo di bottega cominciò la manicure. Mentre stava occupandosi dell'anulare della mano sinistra, vi fu un gran tuono: il ragazzo ed il re sobbalzarono, e nel trambusto, zac, al sovrano venne tagliata la falangetta!!
Strepiti, urla di spavento e di dolore, e la rabbia del re si abbattè sul malcapitato garzone: "In prigione, disgraziato, hai mutilato il tuo re, marcirai in galera per il resto dei tuoi giorni"; ma il vecchio saggio, rimasto imperturbabile fino a quel momento, cominciò la sua litania: " tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene..., tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene."; il re al colmo della rabbia sbottò : " Basta, mi hai proprio scocciato con queste stupidate, vecchio pazzo, mi stai prendendo in giro, mi hai sempre ingannato in tutti questi anni con queste idiozie, fila in prigione anche tu, così potrai blaterare le tue lagne fino alla fine dei tuoi giorni!!"
Il giorno dopo il re, per smaltire un pò di rabbia pensò di andare a caccia: ovviamente da solo, visto che il vecchio saggio, che fino al giorno prima era la sua ombra, stava languendo nelle segrete del castello...Dopo aver un pò gironzolato nella giungla, venne catturato da una setta di adoratori della dea Kali, contentissimi per aver trovato una vittima da sacrificare per la notte del plenilunio.
Il re sbraitò, minacciò , pregò ma non ci fu nulla da fare: a quella gente non importava ne' il rango, ne' il blasone, per loro era semplicemente un uomo da uccidere sull'altare sacro: per cui lo vestirono con la sacra veste, lo cosparsero del sacro unguento, lo legarono sull'altare e mentre il capo stava per affondare nel suo cuore il coltello sacro, si accorse con orrore che alla vittima designata mancava un pezzettino di dito.
Voi sapete come, per essere sacrificato, un corpo deve essere perfettamente integro, pena grandi disgrazie per la comunità tutta, per cui i seguaci lo coprirono d'insulti e sputi e lo lasciarono nella giungla, seminudo e terrorizzato, ma vivo!
Ancora frastornato, il re si avviò verso il castello, e nel tragitto capì:come al solito il vecchio saggio aveva avuto ragione, grazie a quellincidente dal barbiere, la sua vita era stata risparmiata.
Cosa importava un piccolo pezzetto di dito, se paragonato al rischio
che aveva corso? Meglio vivo senza un dito che morto integro, dopotutto!
Arrivato al castello, andò subito alle prigioni, liberò il garzone e si recò dal vecchio saggio, che senza scomporsi meditava nella sua cella: entrò, lo abbracciò e gli disse: " Amico mio, perdonami, che cieco sono stato, mi han rapito i Thugs, mi stavano sacrificando, poi hanno visto che mi mancava un pezzo di dito, e mi hanno lasciato andare: avevi ragione tu, " tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene..., tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene.", perdonami, starai sempre al mio fianco, il mio regno ti appartiene... Però, scusa un momento, ma per te, che ti ho sbattuto in prigione, umiliato e picchiato, dov'è il bene che Dio t'ha dato in tutto questo?"
Con serenità il vecchio guardò il suo sovrano e candidamente gli rispose:" Vede Maestà se lei non m'avesse messo in prigione, io l'avrei accompagnata a caccia, come sempre, ed a me non manca alcun pezzo di dito..."
Kirk Kilgour
SULLA CASA
Allora si fece avanti un muratore e disse: Parlaci della Casa.
E lui rispose dicendo:
Costruite con l'immaginazione una capanna nel deserto, prima di costruire una casa entro le mura della città:
poiché come voi rincasate al crepuscolo, altrettanto fa il nomade che è in voi, sempre esule e solo.
La casa è il vostro corpo più vasto.
Essa si espande nel sole e dorme nella quiete della notte, e non è senza sogni. Non sogna forse la vostra casa?
E sognando non abbandona la città per il bosco o la sommità della collina?
Vorrei riunire nella mia mano le vostre case, e come il seminatore disperderle in prati e foreste.
Vorrei che le vostre strade fossero valli e verdi sentieri i vostri viali, affinché potreste cercarvi l'un l'altro tra le vigne e ritrovarvi con l'abito odoroso di terra.
Ma questo non può ancora accadere.
La paura dei vostri antenati vi ha radunati insieme, troppo vicini. E questa paura durerà ancora in voi. E ancora le mura delle vostre città separeranno dai campi i vostri focolari.
Ditemi, popolo di Orfalese, che avete in queste case?
E che mai custodite dietro l'uscio sbarrato?
Pace? Il calmo impeto che rivela la forza?
Ricordi? L'arco di pallida luce che unisce le cime della mente?
Avete la bellezza che conduce il cuore dagli oggetti creati nel legno e nella pietra alla montagna sacra?
Ditemi, avete questo nelle vostre case?
O avete solo benessere e l'avidità del benessere che furtiva entra in casa come ospite per diventarne padrona e infine sovrana?
Sì, essa vi domina, e con il rampino e la frusta riduce a fantocci le vostre aspirazioni più alte.
Benché abbia mani di seta, il suo cuore è di ferro.
Vi addormenta cullandovi per stare vicina al vostro letto e prendersi gioco della dignità della carne.
Schernisce i vostri sensi integri e li depone nella bambagia come fragili vasi.
In verità, l'avidità del benessere uccide la passione dell'anima e sogghigna alle sue esequie.
Ma voi, figli dell'aria, insonni nel sonno, non sarete ingannati né domati.
La vostra casa non sarà l'ancora, ma l'albero della nave.
Non sarà il velo lucente che ricopre la ferita, ma la palpebra a difesa dell'occhio.
Non ripiegherete le ali per attraversare le porte, non chinerete la testa per non urtare la volta, non tratterrete il respiro per paura che le mura si incrinino e crollino.
Non dimorerete in sepolcri edificati dai morti per i vivi.
E sebbene magnifica e splendida, la vostra casa non custodirà il vostro segreto né darà riparo alle vostre brame.
Poiché ciò che in voi è sconfinato risiede nella dimora del cielo, la cui porta è bruma mattutina e le finestre sono canti di quiete notturna. Gibran
SULL'ABITO
E un tessitore disse: Parlaci dell'Abito.
E lui rispose:
Il vostro abito nasconde una gran parte della vostra bellezza, tuttavia non maschera ciò che non è bello.
E benché cerchiate nell'abito un'intima libertà, potreste trovare in esso le vostre catene.
Vorrei che la vostra pelle, e non il vostro abito, fosse sfiorata dal sole e dal vento.
Poiché il soffio della vita è nella luce del sole e la mano della vita è nel vento.
Alcuni di voi dicono: "E' il vento del Nord che ha tessuto l'abito che indosso".
E io dico che, si, è stato il Vento del Nord,
Ma la vergogna è stata il suo telaio e la mollezza la sua trama.
E a fatica compiuta, il vento ha riso nella foresta.
Non dimenticate che la modestia vi è stata data a scudo contro gli occhi dell'impuro.
Ma quando l'impuro sparirà, che cosa sarà la modestia se non poltiglia che intorbida la mente?
E non dimenticate che la terra ama sentire i vostri piedi nudi e il vento giocare con i vostri capelli. Gibran
SUL COMMERCIO
E un mercante disse: Parlaci del Commercio.
E lui rispose dicendo:
La terra vi concede i suoi frutti, e non saranno scarsi se solo saprete riempirvene le mani.
Scambiandovi i doni della terra scoprirete l'abbondanza e sarete saziati.
Ma se lo scambio non avverrà in amore e in generosa giustizia, renderà gli uni avidi e gli altri affamati.
Quando sulle piazze del mercato voi, lavoratori del mare dei campi e delle vigne, incontrerete i tessitori i vasai e gli speziali,
Invocate lo spirito supremo della terra affinché scenda in mezzo a voi a santificare le bilance e il calcolo, affinché valore corrisponda a valore.
E non tollerate che tratti con voi chi ha la mano sterile, perché vi renderà chiacchiere in cambio della vostra fatica.
A tali uomini direte:
"Seguiteci nei campi o andate con i nostri fratelli a gettare le reti in mare.
La terra e il mare saranno generosi con voi quanto con noi".
E se là verranno i cantori, i danzatori e i suonatori di flauto, comprate pure i loro doni.
Anch'essi sono raccoglitori di incenso e frutta, e ciò che vi offrono, benché sia fatto della sostanza dei sogni, reca ornamento e cibo all'anima vostra.
E prima di lasciare la piazza del mercato, badate che nessuno si allontani a mani vuote.
Perché lo spirito supremo della terra non dormirà in pace nel vento sin quando il bisogno dell'ultimo di voi non sarà appagato. Gibran
SUL MANGIARE E SUL BERE
Allora un vecchio oste disse: Parlaci del Mangiare e del Bere.
E lui disse:
Vorrei che poteste vivere della fragranza della terra, e che la luce vi nutrisse in libertà come una pianta.
Ma poiché per mangiare uccidete, e rubate al piccolo il latte materno per estinguere la sete, sia allora il vostro un atto di adorazione.
E sia la mensa un altare su cui i puri e gli innocenti della foresta e dei campi vengano sacrificati a ciò che di più puro e innocente vi è nell'uomo.
Quando uccidete un animale, ditegli nel vostro cuore:
"Dallo stesso potere che ti abbatte io pure sarò colpito e distrutto,
Poiché la legge che ti consegna nelle mie mani consegnerà me in mani più potenti.
Il tuo sangue e il mio sangue non sono che la linfa che nutre l'albero del cielo".
E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
"I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni".
E quando in autunno raccoglierete dalle vigne l'uva per il torchio, direte nel vostro cuore:
"Io pure sarò vigna, e per il torchio sarà colto il mio frutto,
E come vino nuovo sarò custodito in vasi eterni".
E quando l'inverno mescete il vino, per ogni coppa intonate un canto nel vostro cuore,
E fate in modo che vi sia in questo canto il ricordo dei giorni dell'autunno, della vigna e del torchio.
SU COLPA E CASTIGO
Allora un giudice della città si fece avanti e disse:
Parlaci della Colpa e del Castigo.
E lui rispose dicendo:
E' quando il vostro spirito vaga nel vento,
Che soli e incauti commettete una colpa verso gli altri e quindi verso voi stessi.
E per questa colpa commessa dovrete bussare e, inascoltati, attendere a lungo alla porta dei beati.
Come l'oceano è la vostra essenza divina;
Per sempre resta incontaminata.
E come nell'etere, in essa si muovono soltanto gli esseri alati.
Come il sole è la vostra essenza divina;
Ignora le gallerie della talpa e non cerca le tane del serpente.
Ma in voi non dimora soltanto l'essenza divina.
Molto è tuttora umano in voi, e molto in voi non è ancora umano,
Ma un pigmeo informe che cammina addormentato cercando nelle brume il proprio risveglio.
E ora vorrei parlarvi dell'uomo che è in voi.
Poiché né la vostra essenza divina, né il pigmeo nelle brume, ma solo l'uomo conosce la colpa e il castigo.
Spesso vi ho udito dire di chi sbaglia che non è uno di voi, ma un intruso estraneo al vostro mondo.
Ma io vi dico: così come il santo e il giusto non possono innalzarsi al di sopra di quanto vi è di più alto in voi,
Così il malvagio e il debole non possono cadere più in basso di quanto vi è di più infimo in voi.
E come la singola foglia non ingiallisce senza che la pianta tutta ne sia complice muta,
Così il malvagio non potrà nuocere senza il consenso tacito di voi tutti.
Insieme avanzate, come in processione, verso la vostra essenza divina.
Voi siete la via e i viandanti.
E quando uno di voi cade, cade per quelli che lo seguono giacché li mette in guardia contro l'ostacolo.
Ma cade anche per quelli che lo precedono i quali, benché più celeri e sicuri nel loro passo non rimossero l'ostacolo.
E vi dirò inoltre, nonostante la mia parola vi pesi sul cuore:
L'assassinato è responsabile del proprio assassinio,
E il derubato non è senza colpa del furto subito.
Il giusto non è innocente delle azioni del malvagio.
E chi ha le mani pulite non è immune dalle imprese dell'empio.
Sì, il colpevole è spesso vittima di chi ha offeso.
E ancora più spesso il condannato regge il fardello di chi è senza biasimo e colpa.
Voi non potete separare il giusto dall'ingiusto, il buono dal cattivo,
Poiché stanno uniti al cospetto del sole come insieme sono tessuti il filo bianco e il filo nero.
E se il filo nero si spezza, il tessitore rivedrà da cima a fondo tela e telaio.
Se qualcuno di voi volesse portare in giudizio una moglie infedele,
Soppesi anche il cuore del marito e ne misuri l'anima.
E chi volesse frustare l'offensore scruti nello spirito dell'offeso.
E se qualcuno di voi, in nome della giustizia, volesse punire con la scure l'albero guasto, ne esamini le radici.
E scoprirà radici del bene e del male, feconde e sterili, tutte insieme intrecciate nel cuore silenzioso della terra.
E voi, giudici, che pretendete essere giusti,
Che giudizio pronunciate su chi, benché onesto nella carne, in spirito è ladro?
Che pena infliggere a chi uccide nella carne, ma in spirito è lui stesso ucciso?
E come perseguite chi nei fatti inganna e opprime,
Ma è lui stesso afflitto e oltraggiato?
E come punite quelli il cui rimorso è più grande del loro misfatto?
Il rimorso non è forse la giustizia retta da quella vera legge che servireste di buon grado ?
Ma non potete imporre il rimorso all'innocente, né strapparlo dal cuore del colpevole.
Inaspettato, esso chiamerà nella notte affinché l'uomo si svegli e scruti dentro di sé.
E come potrete capire la giustizia, se non esaminate ogni fatto in piena luce ?
Solo così saprete che il caduto e l'eretto sono un solo uomo che sta nel crepuscolo, sospeso tra la notte della sua essenza non ancora umana e il giorno della sua essenza divina.
La pietra angolare del tempio non è più alta della pietra più bassa delle sue fondamenta. Gibran
SU GIOIA E DOLORE
Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
E lui rispose:
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
E come può essere altrimenti?
Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore".
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
SUL LAVORO
Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
E lui rispose dicendo:
Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l'anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l'infinito.
Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all'unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo : tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.
Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.
E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.
E cos'è lavorare con amore?
E' tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
E' costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
E' spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
E' diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.
Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.
Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù: "Quando sei veramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l'onta, prima di partire siediti, carica ben bene di tabacco una pipa e fumala.
Finita la prima pipa, ti accorgerai che la morte, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. Ti verrà in mente, allora, di andare a infliggergli una solenne bastonatura.
Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo. Alla fine penserai che degli insulti forti e coloriti potrebbero benissimo sostituire le bastonate.
Bene! Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quando avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona".
I monaci di un convento trovavano molta difficoltà ad andare d'accordo.
Spesso scoppiavano dispute, anche per motivi futili. Invitarono allora un maestro di spirito che affermava di conoscere una tecnica garantita per portare l'armonia e l'amore in ogni gruppo. A loro il maestro rivelò il suo segreto: "Ogni volta che sei con qualcuno o ce l'hai con qualcuno, devi dire a te stesso: io sto morendo e anche questa persona sta morendo.
Se pensi veramente a queste parole, ogni amarezza scomparirà".
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Il professore e il barcaiolo
Un giorno, uno dei più grandi professori dell'Università, candidato al Premio Nobel, famoso in tutto il mondo, giunse sulle rive di un lago.
Chiese ad un barcaiolo di portarlo a fare una passeggiata sul lago con la sua barchetta.
Il brav'uomo accettò.
Quando furono lontani dalla riva, il professore cominciò ad interrogarlo.
"Sai la storia?" - "No!" - "Allora un quarto della tua vita è perduto".
"Sai l'astronomia?" - "No!" - "Allora due quarti della tua vita sono perduti".
"Sai la filosofia?" - "No!" - "Allora tre quarti della tua vita sono perduti".
All'improvviso prese ad infuriare una tremenda tempesta.
La barchetta, in mezzo al lago, veniva sballottata come un guscio di noce.
Gridando sopra il ruggito del vento, il barcaiolo si rivolse al professore.
"Sa nuotare?" - "No!", rispose il professore.
"Allora tutta la sua vita è perduta!".
Ci sono tante strade, di solito belle e seducenti, che portano alla morte.
Una sola è la strada della vita. Quella di Dio.
Non perdere mai di vista ciò che è veramente essenziale.
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Chi ci pensa
Due pesci rossi vivevano in un vaso di vetro. Nuotando pigramente in tondo avevano anche tempo per filosofare.
Un giorno un pesce chiese all'altro: "Tu credi in Dio?"
"Certo!"
"E come fai a saperlo?"
"Chi credi che ci cambi l'acqua, tutti i giorni?"
La vita scorre dentro di noi come un fiume tranquillo ed è un miracolo.
Ma facciamo l'abitudine anche ai miracoli.
Ogni giorno è un dono tutto nuovo, una pagina bianca da scrivere.
Dio ci cambia l'acqua tutti i giorni.
Dio non muore il giorno in cui cessiamo di credere in una divinità personale, ma noi moriamo il giorno in cui la nostra vita cessa di essere illuminata dalla radiosità costante, e rinnovata giorno per giorno, da un miracolo la cui origine è al di là di ogni ragione. Ferrero
IL PIANO
Alla porta del paradiso ad attendere Gesù dopo la sua ascensione, vi era Gabriele,
che vedendo la terra completamente al buio, con solo delle piccole luci, nei dintorni
di Gerusalemme, chiese:
Signore, cosa sono quelle deboli luci ?.
Gesù rispose: sono i miei discepoli, intorno a mia Madre che stanno pregando, entriamo che ti spiego il mio piano.
Ora manderò loro il mio Spirito, che li vivificherà, loro accenderanno altre fiammelle, ed altri ancora ad altri e cosi via, a poco a poco, le fiammelle illumineranno il mondo.
Gabriele, chiese ancora, Signore, cosa farai se questo piano non riesce ?
Gesù, dolcemente rispose, Io non ho un altro piano.
Ecco la tua piccola e volte debole fiammella è importante, necessaria, perché non c'è un' altro piano.
LA PREGHIERA
"Durante la creazione del mondo si avvicinarono a Dio quattro Angeli. Il primo chiese: Come lo fai?, era uno scienziato. Il secondo: Perché lo fai?, era un filosofo. Il terzo: Ti posso aiutare?, era un altruista. Il quarto: Quanto vale?, era un agente immobiliare. Un quinto Angelo stava a guardare colmo di meraviglia e si mise ad applaudire estasiato, LUI SAPEVA SOLO PREGARE.
Chi non prega
Un contadino, durante un giorno di mercato, si fermò a mangiare in un affollato ristorante dove pranzava di solito anche il fior fiore della città. Il contadino trovò posto in un tavolo a cui sedevano già altri avventori e fece la sua ordinazione al cameriere.
Quando l'ebbe fatta, congiunse le mani e recitò una preghiera. I suoi vicini lo osservarono con curiosità piena di ironia, un giovane gli chiese: "A casa vostra fate sempre così? Pregate veramente tutti?".
Il contadino, che aveva incominciato tranquillamente a mangiare, rispose:
"No, anche da noi c'è qualcuno che non prega".
Il giovane ghignò: "Ah, si? Chi è che non prega?".
"Bé", proseguì il contadino "per esempio le mie mucche, il mio asino e i miei maiali...".
(A. P. Gouthey).
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Se tornassi a vivere
Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se, potendo rinascere, avrei vissuto la vita in maniera diversa. Lì per lì ho risposto di no, poi ci ho pensato un po' su e...
Potendo rivivere la mia vita, avrei parlato meno e ascoltato di più.
Non avrei rinunciato a invitare a cena gli amici soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia e la fodera del divano era stinta.
Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupata molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.
Avrei trovato il tempo di ascoltare il nonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.
Non avrei mai preteso, in un giorno d'estate, che i finestrini della macchina fossero alzati perché avevo appena fatto la messa in piega.
Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa si sciogliesse, dimenticata, nello sgabuzzino. L'avrei consumata io, a forza di accenderla.
Mi sarei stesa sul prato con i bambini senza badare alle macchie d'erba sui vestiti.
Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.
Avrei condiviso maggiormente le responsabilità di mio marito.
Mi sarei messa a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro quasi che, mancando io dall'ufficio, il mondo si sarebbe fermato.
Invece di non veder l'ora che finissero i nove mesi della gravidanza, ne avrei amato ogni attimo, consapevole del fatto che la cosa stupenda che mi viveva dentro era la mia unica occasione di collaborare con Dio alla realizzazione di un miracolo.
A mio figlio che mi baciava con trasporto non avrei detto: "Su, su, basta. Va' a lavarti che la cena è pronta".
Avrei detto più spesso: "Ti voglio bene" e meno spesso: "Mi dispiace"... ma soprattutto, potendo ricominciare tutto daccapo, mi impadronirei di ogni minuto...
lo guarderei fino a vederlo veramente.., lo vivrei... e non lo restituirei mai più.
(Enna Rombeck)
Ogni istante che Dio ti dona è un tesoro immenso. Non buttarlo. Non correre sempre, alla ricerca di chissà quale domani. "Vivi meglio che puoi, pensa meglio che puoi e fai del tuo meglio oggi. Perché l'oggi sarà presto il domani e il domani sarà presto l'eterno"
(A. P. Gouthey).
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Quando finisce la notte
Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
"Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?".
"No", disse il rabbino.
"Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?".
"No", ripeté il rabbino.
"Ma quand'è, allora?", domandarono gli allievi.
Il rabbino rispose: "E' quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore".
"Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli" (Martin Luther King).
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Meno di niente
"Dimmi, quanto pesa un fiocco di neve?", chiese la cinciallegra alla colomba.
"Meno di niente", rispose la colomba.
La cinciallegra allora raccontò alla colomba una storia: "Riposavo sul ramo di un pino, quando cominciò a nevicare. Non una bufera, no, una di quelle nevicate lievi lievi, come un sogno. Siccome non avevo niente di meglio da fare, cominciai a contare i fiocchi che cadevano sul mio ramo.
Ne caddero 3.751.952.
Quando piano piano, lentamente sfarfallò giù il 3.751.953esimo - meno di niente, come hai detto tu - il ramo si ruppe...".
Detto questo la cinciallegra volò via.
La colomba, un'autorità in materia di pace dall'epoca di un certo Noè, rifletté un momento e poi disse: "Manca forse una sola persona perché tutto il mondo piombi nella pace?".
Forse manchi solo tu.
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Il silenzio
Un uomo si recò da un monaco di clausura.
Gli chiese: "Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?".
Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore:
"Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?".
L'uomo guardò nel pozzo. "Non vedo niente".
Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: "Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?".
L'uomo ubbidì e rispose: "Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua".
Il monaco disse: "Vedi, quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata.
Ora invece l'acqua è tranquilla.
E questa l'esperienza del silenzio: l'uomo vede se stesso!".
"Quando non ce la faccio più, vado a sedermi vicino a mia nonna mentre lavora a maglia... Mia nonna profuma di cipria e ha un respiro lento lento. Di tanto in tanto alza gli occhi e sorride un poco, di solito però si limita a lavorare e respirare... Beh, mi fa sentire cullata...". ( Amelia, 14 anni )
Oggi scegliti un angolo tranquillo e lasciati cullare dal silenzio.
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Gli amici e l'Orso
Due amici facevano la stessa strada che attraversava una pericolosa e tenebrosa foresta. Improvvisamente un orso enorme e ringhiante si parò davanti ai due uomini. Uno, in preda alla paura si arrampicò su un albero e si nascose, l'altro non fece in tempo e accorgendosi di non essere in grado si sfuggire alla bestia feroce si lasciò cadere a terra, fingendo di
essere morto. Sapeva infatti che gli orsi non toccano i morti.
Quando gli arrivò vicino, l'orso lo annusò, gli grugnì negli orecchi, provò a smuoverlo con il muso. Il poveretto tratteneva il respiro con tutte le sue forze.
L'orso lo credette effettivamente morto e se ne andò.
Appena vide sparire tra gli alberi l'orso, l'altro uomo scese dall'albero su cui si era arrampicato e chiese all'amico: "Che cosa ti ha detto l'orso all'orecchio?".
"Mi ha detto di non viaggiare più insieme a certi amici, che nel momento del pericolo invece di aiutarmi se la danno a gambe levate".
L'amore fa ancora molta paura. Esso chiede il lasciarsi andare, l'abbandono di sé, l'abbandono a sé, la fiducia che abbaglia e non acceca, la donazione assoluta.
Bisognerà render conto della paura e dell'avarizia che impedirono di amare, dell'accecamento e dell'orgoglio che soffocarono gli slanci.
Bisognerà render conto di tutti i gesti non compiuti, delle lacrime ingoiate, dell'amore non dato, delle promesse e del tempo perduto.
Bisognerà pagare per tutte le parole non dette, per tutte le carezze perdute, per tutti i sogni abbandonati.
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
I propositi
L'adolescente scriveva i suoi propositi chino sul tavolo, mentre la mamma stirava la biancheria. "Se vedessi qualcuno in procinto di annegare mi butterei subito in acqua per soccorrerlo. Se si incendia la casa salverei i bambini. Durante un terremoto non avrei certo paura a buttarmi tra la macerie pericolanti per salvare qualcuno. Poi dedicherei la mia vita per aiutare tutti i poveri del mondo...".
La mamma: "Per piacere, vammi a prendere un po' di pane qui sotto".
"Mamma, non vedi che piove?"
I due amici
Il più vecchio si chiamava Frank e aveva vent'anni. Il più giovane era Ted e ne aveva diciotto. Erano sempre insieme, amicissimi fin dalle elementari. Insieme decisero di arruolarsi nell'esercito. Partendo promisero a se stessi e ai genitori che avrebbero avuto
cura l'uno dell'altro. Furono fortunati e finirono nello stesso battaglione.
Quel battaglione fu mandato in guerra. Una guerra terribile tra le sabbie infuocate del deserto. Per qualche tempo Frank e Ted rimasero negli accampamenti protetti dall'aviazione. Poi una sera venne l'ordine di avanzare in territorio nemico.
I soldati avanzarono per tutta la notte, sotto la minaccia di un fuoco infernale.
Al mattino il battaglione si radunò in un villaggio. Ma Ted non c'era.
Frank lo cercò dappertutto, tra i feriti, fra i morti. Trovò il suo nome nell'elenco dei dispersi.
Si presentò al comandante.
"Chiedo il permesso di andare a riprendere il mio amico", disse.
"E' troppo pericoloso", rispose il comandante. "Ho già perso il tuo amico.
Perderei anche te. Là fuori stanno sparando".
Frank partì ugualmente. Dopo alcune ore trovò Ted ferito mortalmente.
Se lo caricò sulle spalle. Ma una scheggia lo colpì. Si trascinò ugualmente fino al campo.
"Valeva la pena morire per salvare un morto?", gli gridò il comandante.
"Si" sussurrò, "perché prima di morire, Ted mi ha detto: Frank, sapevo che saresti venuto".
Questo diremo a Dio in quel momento: "Sapevo che saresti venuto".
tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990
Leggenda di Natale
di Cristoforo De Vivo
In un piccolo paese di nome Kressburg, in Germania, viveva una vecchia signora di oltre cent'anni: si chiamava Kate.
Una sera, era la sera del ventiquattro dicembre, nella piccola casa entrò improvvisamente la Morte: era passata dalla porta chiusa, silenziosamente.
Kate, che stava sferruzzando, alzò gli occhi su di lei:
e' ora? Chiese ansiosa.
E' ora, rispose la Morte.
Aspetta ancora un po', te ne prego supplicò la vecchina.
Devo finire questa maglia di lana.
Quanto tempo ti occorre?
Kate diede un rapido sguardo al lavoro, fece mentalmente un breve conto e rispose:
due ore. Due ore mi bastano.
E' troppo.
Ma io devo assolutamente finire la maglia. Tutti gli anni ne faccio una per il Bambino che nasce. E se non riesco a finirla, il Bambino avrà freddo. Non senti che gelo?
Due ore di ritardo nell'ubbidire alle leggi di Dio rispose la Morte, significano duecento anni di pene da scontarsi in Purgatorio prima di raggiungere la Pace Divina.
La vecchina ebbe uno sgomento. Ma poi scosse il capo: non importa rispose.
Il Bambino, senza maglia, soffrirebbe. Duecento anni? Pazienza.
E continuò a sferruzzare veloce, mentre la Morte, in un angolo, attendeva.
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, Kate alzò il capo:
sono pronta-disse alla Morte.
Uscirono insieme e s'incamminarono vicine sotto il cielo coperto di stelle.
Sulla grande strada alberata dovettero fermarsi.
Circondato da un alone di bianchissima luce, avanzava il Bambino che si recava a Betlemme.
La vecchina s'inginocchiò e, quando Egli le fu vicino, gli porse la maglia.
Il Bambino si fermò, guardò la Morte che attendeva poco discosta e chiese:
dove andate?
A scontare duecento anni di pene per raggiungere la felicità eterna...rispose la vecchina.
Il Bambino la fece alzare e rivoltosi alla Morte disse: Vattene! L'accompagno Io.
Prese per mano la vecchia Kate e ritornò indietro sulla via percorsa,
fino in Paradiso.
Poi riprese il cammino per andare a Betlemme: ma quando vi giunse era mezzanotte e cinque minuti.
Kressburg, in Germania, è l'unico paese del mondo cristiano in cui le campane suonino la gloria della nascita del Redentore cinque minuti dopo la mezzanotte.
Cristoforo De Vivo
Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era
incapace di credere alla bontà.
Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio.
Un giorno mentre errava sulle colline che attorniavano il suo villaggio,
sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore.
Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi e si accorse subito che lo
sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata.
Gli chiese:
«Che cosa ti turba tanto, amico?».
«Mi sento immensamente solo».
«Anch'io sono solo, eppure non sono triste».
«Forse perché Dio ti fa compagnia...»
«Hai indovinato!».
«Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore.
Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami
me?».
«Vedi laggiù il nostro villaggio?», gli disse il pastore. «Ne vedi ogni
casa? Vedi le finestre di ogni casa?».
«Vedo tutto questo».
«Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della
città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata
dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa
la tua finestra».
Un uomo sussurò:
'Dio, parla con me',
e un usignolo cominciò a cantare
ma l'uomo non l'ascoltò.
Allora l'uomo ripetè
'Dio,parla con me'.
e si sentì l'eco di un tuono
ma l'uomo fu incapace di ascoltare.
L'uomo si guradò attorno e disse:
'Dio, fa che ti veda',
e una stella brillò’ nel cielo
ma l'uomo non la vide.
L’uomo cominciò a gridare:
'Dio, mostrami un miracolo'
e nacque un bambino
ma l'uomo non sentì il battere della vita.
Allora l'uomo cominciò a piangere e disperarsi:
'Dio, toccami e fammi sapere che sei qui con me'
e una farfalla si posò
dolcemente sulla sua spalla
l'uomo spaventò la farfalla con una mano
e deluso continuò la sua strada,
triste, solo e con paura.
Fino a quando dobbiamo soffrire per comprendere
che Dio è sempre dove c'è la vita?
Fino a quando lasceremo i nostri occhi e i nostri
cuori chiusi di fronte ai miracoli della vita che si
presentano in tutti i momenti del giorno?
Un racconto di Gandhi
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?
Gridano perchè perdono la calma; disse uno di loro.
Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato? disse nuovamente il pensatore.
Bene, gridiamo perchè desideriamo che l'altra persona ci ascolti; replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare: allora non è possibile parlargli a voce bassa?
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè?
Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola.
A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi.
I loro cuori si intendono.
E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.
Infine il pensatore concluse dicendo:
Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino,
non dite parole che li possano distanziare di più, perchè arriverà un giorno in cui la distanza
sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.
Gandhi
Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era
incapace di credere alla bontà.
Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio.
Un giorno mentre errava sulle colline che attorniavano il suo villaggio,
sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore.
Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi e si accorse subito che lo
sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata.
Gli chiese:
«Che cosa ti turba tanto, amico?».
«Mi sento immensamente solo».
«Anch'io sono solo, eppure non sono triste».
«Forse perché Dio ti fa compagnia...»
«Hai indovinato!».
«Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore.
Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami
me?».
«Vedi laggiù il nostro villaggio?», gli disse il pastore. «Ne vedi ogni
casa? Vedi le finestre di ogni casa?».
«Vedo tutto questo».
«Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della
città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata
dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa
la tua finestra».
Un uomo sussurò:
'Dio, parla con me',
e un usignolo cominciò a cantare
ma l'uomo non l'ascoltò.
Allora l'uomo ripetè
'Dio,parla con me'.
e si sentì l'eco di un tuono
ma l'uomo fu incapace di ascoltare.
L'uomo si guradò attorno e disse:
'Dio, fa che ti veda',
e una stella brillò’ nel cielo
ma l'uomo non la vide.
L’uomo cominciò a gridare:
'Dio, mostrami un miracolo'
e nacque un bambino
ma l'uomo non sentì il battere della vita.
Allora l'uomo cominciò a piangere e disperarsi:
'Dio, toccami e fammi sapere che sei qui con me'
e una farfalla si posò
dolcemente sulla sua spalla
l'uomo spaventò la farfalla con una mano
e deluso continuò la sua strada,
triste, solo e con paura.
Fino a quando dobbiamo soffrire per comprendere
che Dio è sempre dove c'è la vita?
Fino a quando lasceremo i nostri occhi e i nostri
cuori chiusi di fronte ai miracoli della vita che si
presentano in tutti i momenti del giorno?